MICHAEL P. KUBE-McDOWELL- Uno scrittore alla corte di George Lucas | ||
di Brea Aquanna
La narrativa media-related è diventata una parte ormai significativa del mercato editoriale e dell’immaginario della cultura popolare. Le produzioni cinematografiche di successo, soprattutto quelle fantascientifiche, vengono sempre più spesso affiancate da novellizzazioni ma anche da intere serie di libri. Sembra che il fenomeno abbia avuto inizio proprio nel ’77 quando l’incredibile popolarità ottenuta proprio da Guerre Stellari trasformò definitivamente un fatto occasionale in una vera e propria regola. I romanzi di questo tipo sono spesso scritti da autori che si sono più o meno specializzati nel genere, come ad esempio Kevin J. Anderson, artefice di numerosi libri collegati all’expanded universe di Star Wars e contemporaneamente di diversi romanzi della serie degli X-Files. Sempre più frequentemente, però, anche nomi noti della fantascienza – Greg Bear e K. W. Jeter, per citarne un paio - vengono chiamati a creare una o più storie originali nell’ambito di serie narrative di successo ispirate al piccolo o al grande schermo. Due dei più longevi universi alternativi creati da questo tipo di letteratura sono quello di Guerre Stellari e quello di Star Trek. Questo particolare genere narrativo segue le sue regole, deve al tempo stesso rispettare il ‘canone’ esistente nella definizione di ambientazione e personaggi, la continuità nella linea temporale delle vicende -tenendo conto quindi di ogni altra opera precedente- e infine le aspettative dei fan, che per la maggior parte desiderano ritrovare atmosfere e situazioni familiari. Grazie a queste collane i lettori hanno non solo la possibilità di prolungare il piacere delle avventure viste sullo schermo ma trovano anche il modo di osservare i personaggi che amano dall’interno, conoscendone più da vicino pensieri e sentimenti. Micheal P. Kube-McDowell è stato tra i molti autori scelti dalla Lucasfilm per la stesura di uno dei tanti capitoli aggiunti dalla narrativa alla saga di Star Wars.
Da George Romero ad Arthur C. Clarke Michael P. Kube-McDowell ("Kube" si pronuncia come le lettere "Q-B" in inglese) è uno scrittore poco noto da noi ma molto conosciuto negli Stati Uniti, dove viene spesso invitato come ospite d’onore alle convention di fantascienza in giro per il paese, e dove è anche conosciuto come autore di articoli e saggi di carattere scientifico. Ha iniziato la sua carriera nel 1979, pubblicando una serie di racconti in varie riviste e antologie, fino a che nel 1983 un suo racconto fantasy, Slippage, fu scelto da George Romero per essere adattato come episodio della serie televisiva Tales From the Darkside. McDowell, che è cresciuto nel New Jersey, ha conseguito la laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università dell’Indiana ed ha lavorato come insegnante, prima di dedicarsi alla scrittura. Accettò, quindi, un lavoro come professore di scienze in una scuola superiore di Middlebury, Indiana, nell’autunno del 1976. Vi insegnò per sette anni. Erano gli anni di Cosmos, alla televisione, ma erano anche gli anni della disputa, tutta americana, tra la visione biblica e quella scientifica della creazione. Era perciò politica dell’istituto non insegnare l’evoluzionismo come scienza o filosofia… perché considerato un "soggetto controverso". Pare che McDowell sia stato un professore del genere di quello interpretato da Robin Williams nell’Attimo Fuggente. In ogni caso è facile immaginarlo così leggendo il suo scritto A Survivor's Memoir, dove racconta i giorni, verso la fine degli anni settanta, nella cittadina di Middlebury, tradizionalista, rurale e sospettosa di ogni novità. Lui, che si autodefinisce un libero pensatore agnostico, era una creatura strana, quasi aliena in quell’ambiente. I suoi migliori amici allora furono i suoi studenti. A vedere la sua foto, sembra che Michael assomigli a un orso o a un boscaiolo con un enorme barba e la camicia a quadri di flanella. La lunghezza della sua barba -come quella dei capelli- varia a seconda dello stato dei suoi romanzi, perché McDowell, mentre lavora a un progetto, si lasca crescere l’una e gli altri fino alla conclusione del manoscritto. Perciò, dopo un anno di lavoro o più, finisce con l’assomigliare a una specie d’uomo delle caverne, come lui stesso scherzosamente si definisce. Attualmente Michael ha una relazione con Gwen Zak, un’artista che gli ha dato una figlia nel 1995, quando lui stava lavorando alla trilogia della Flotta Nera. Lui e Gwen sono membri della Black Book Band, un gruppo di folk-rock-reggae formato nel ‘91. L’eclettico Micheal suona la viola, la chitarra e le tastiere. Il gruppo si esibisce eseguendo un misto di classici del rock e del folk e pezzi originali. Hanno anche pubblicato un album First Contact, registrato live e uscito nel 1995 per la Dodeka Records. Alcuni titoli? Lightship Yarrow, Sailplane, Comin' Back to Me (quella degli Airplane?), Moondance, Lightsailor… A giudicare dalla loro newsletter "occasionale" The Bandwagon, la Band ha una vocazione inter-religiosa/fantascientifica, se così si può dire. Curiosamente lo scrittore (il cui nome di battesimo è Michael Paul McDowell) ha preso il suo nome d’arte "Kube" dalla prima moglie Karla Jane Kube, da cui ha avuto un figlio nel giugno del 1983, Matthew T. Kube-McDowell. Micheal e Karla divorziarono nell’87, ma lui mantenne il cognome della moglie dopo il divorzio. Nell’83, quando nacque il suo primo figlio, Michael decise di prendersi un anno per fare il papà e scrivere, poi si sarebbe visto. Non tornò mai più ad insegnare, entro la fine dell’anno aveva già un agente e un contratto per tre romanzi di fantascienza di cui il primo sarebbe stato Emprise. Kube-McDowell appartiene a quella generazione di scrittori cresciuti senza MTV, senza personal computer e senza Internet, alla generazione affascinata dalle missioni Apollo; la generazione che è stata giovane prima che il ritmo delle innovazioni tecnologiche, sempre più pianificate, rompesse la magia di un epoca in cui i miracoli sembravano possibili e gli orizzonti indefinitamente in espansione. Assistette al disastro del Challenger nel 1986, e soffrì per il "fallimento" del programma spaziale, quando i quotidiani cominciarono a non dare più alcun risalto alle notizie che riguardavano i lanci, perché avevano perso la capacità di stimolare l’immaginazione del pubblico. L’avventura spaziale ricorre nei suoi libri. Collocandosi all’interno della linea tradizionale hard, la sua fantascienza continua ad esplorare gli effetti possibili di alcune idee, a mostrare come sarebbe se… presentando le possibili conseguenze sociali prodotte dal progresso scientifico e dalle innovazioni tecnologiche. Emprise uscì nel 1985 e fu finalista al Philip K. Dick Award. Il romanzo è parte di una serie di quattro libri (gli E-books), che comprende la trilogia Trigon Disunity, composta da Emprise, Enigma, del 1986, ed Empery, dell’87. Il quarto romanzo collegato alla serie Exile, uscito nel 1992, è ispirato alle rivolte studentesche dell’89 di piazza Tienanmen. E’ la storia di due amici e della città di Ana sul pianeta Taurin, di come la città perda e poi ritrovi il suo onore e la sua coscienza. Per McDowell questo libro tratta "del prezzo e della necessità del dissenso sociale, di ciò che significa essere un cittadino". Nel 1987 Kube-McDowell scrisse il primo volume della serie Robot City di Isaac Asimov, Odissey (pubblicato in Italia da Interno Giallo nel ’91 con il titolo Odissea), ideata da Byron Preiss che ne sviluppò il soggetto con Asimov; una di quelle serie in cui giovani autori scrivono collegando le loro opere al nome di un'eminenza grigia, in questo caso Asimov. A McDowell fu offerta, era il 1985, la possibilità di scrivere l’intera serie -allora si può dire che fosse un esordiente- ma lui aveva altre prospettive e accettò di lavorare solo al primo libro. Nella prima edizione il suo nome è appena visibile sulla copertina e assente del tutto dalla costola. All’epoca stava già progettando The Quiet Pools, quello che diventerà il suo lavoro fino ad oggi più noto e apprezzato, candidato come miglior romanzo per il premio Hugo nel 1991, e proprio ora in uscita anche in Italia per la Fanucci, nella collana Solaria Collezione, con il titolo di Progetto Diaspora. Il libro affronta un altro dilemma etico, questa volta tra l’ambizione di esplorare mondi lontani e la necessità di preservare l’universo dallo sfruttamento ecologico. Lo scrittore stava lavorando a La Resa dei Conti quando il suo agente, che è anche agente di Arthur C. Clarke, lo chiamò per chiedergli se fosse per caso interessato a scrivere un libro con il noto autore britannico. McDowell accettò ancor prima di sapere di cosa trattasse il libro, anche se questo significava rimandare di un altro paio d’anni il suo nuovo romanzo Vectors (di prossima uscita per la Bantam), che era già stato costretto a rimandare nel ’94, quando la Lucasfilm lo aveva contattato per La Crisi della Flotta Nera. Quando alla fine Micheal vide il soggetto di Arthur C. Clarke, sentì un affinità immediata con l’argomento, gli sembrava veramente qualcosa che avrebbe potuto scrivere lui stesso.. Lo scrittore ha candidamente ammesso in un intervista che il fan dentro di lui ancora non riesce a credere che questo sia accaduto realmente, "E’ stato come se un dio fosse sceso dall’Olimpo per selezionare un mortale che si unisse a lui in un'avventura", ha detto. L’edizione in paperback di The Trigger è uscita negli Stati Uniti lo scorso settembre; un tecnothriller che esplora le conseguenze sociali di un rivoluzionario congegno in grado di bloccare il funzionamento di tutte le armi, un analisi delle varie ragioni a favore e contro il possesso delle armi. Il dilemma etico e le trame politiche sono una costante dei romanzi di Kube-McDowell, temi trattati anche nella trilogia La Crisi della Flotta Nera, il capitolo che McDowell ha aggiunto alla saga di Guerre Stellari nel 1996, e che stava terminando di scrivere proprio quando ricevette la proposta di collaborare con Clarke. Lavorare come scrittore per la Lucasfilm Quando Guerre Stellari venne realizzato, Mike P. Kube-McDowel aveva finito il college solo da un anno. Praticamente sin dal primo fotogramma, ha affermato lui stesso, quello con l’incrociatore stellare imperiale che incombe dall’alto dell’inquadratura, poteva dire di essere disponibile a una trattativa. Ma McDowell non avrebbe mai immaginato che circa vent’anni dopo sarebbe stato realmente invitato a far parte di quel mondo, per aggiungere qualche capitolo alle vite di quelli che sono, stando alle sue stesse parole, alcuni dei più conosciuti personaggi della storia del cinema. "Non potevo ignorare questa chance. Star Wars ha trasceso le sue origini diventando un pezzo di cultura popolare e parte della coscienza culturale del ventesimo secolo. Quando sono stato chiamato, ho dovuto dire 'Sì.'" Così è iniziata l’avventura di Michael in una galassia lontana lontana: un anno trascorso a girovagare per le stelle con Luke Skywalker e la Principessa Leia… senza mai lasciare lo studio di casa sua, affollato di libri e pieno di memorabilia spaziali. Ma in cosa consiste lavorare per la Lucasfilm come scrittore? Secondo quanto McDowell ha affermato in alcune interviste, ci sono un po’ più di "ispettori" da soddisfare alla fine, e bisogna tenere presente il cammino che è stato seguito prima – l’ambito delle trame ambientate dopo Il ritorno dello Jedi, contenute negli altri romanzi - e in qualche modo, bisogna rispettare il "canone". Ma il lavoro, spiega McDowell, non è stato molto differente da quello fatto per tutti gli altri romanzi che ha scritto. Il soggetto della trilogia è dello stesso McDowell, e nonostante che abbia dovuto stenderne tre versioni e abbia dovuto superare tre approvazioni (della Bantam, della Lucasfilm, e di George Lucas in persona) la stesura definitiva non si discosta molto da quella che era la sua idea originale. Dopo la segnalazione dell’editor della Bantam Spectra, Tom Dupree, McDowell fu, diciamo, "esaminato"… Secondo lo scrittore si trattò di "qualcosa come un audizione". McDowell fu scelto grazie alla forza dei suoi romanzi Emprise e The Quiet Pools. Dopo che Micheal ebbe superato l’esame, nel Settembre del 1994, la Lucasfilm gli spedì un paio di scatole con materiale vario per l’ambientazione e ogni altro riferimento di cui avesse avuto bisogno, e la Bantam gli mandò un’altra grande scatola con i romanzi di SW pubblicati fino ad allora. "Ho studiato la cronologia e ho iniziato a farmi delle idee sulle possibilità che esistevano a quel punto del tempo per un soggetto. Queste idee sono diventate una bozza di tre pagine," ha raccontato McDowell, "che ho discusso con Tom. Con l’approvazione di Tom, ho trasformato la bozza in un soggetto di venti pagine per la presentazione formale. La Bantam approvò il soggetto, e così fece la Lucasfilm. Alla fine, ho scritto una seconda versione, più corta del soggetto (incorporando due modesti cambiamenti richiesti dalla Lucasfilm) per l’approvazione finale dello stesso George Lucas". Il contratto richiedeva espressamente allo scrittore di estendere la storia dei personaggi. La Lucasfilm aveva programmato nel suo piano di pubblicazione tre uscite in paperback per il 1996, una scaletta già fissata prima che qualcuno fosse messo sotto contratto per scrivere i libri. In venti mesi McDowell non solo ha dovuto scrivere tre romanzi di 100.000 parole, ma lui e la sua compagna cambiarono casa ed ebbero anche un nuovo bambino. Scrivere tre romanzi in così poco tempo è stato decisamente un fatto anomalo per McDowell. Ma l’autore si dichiara soddisfatto dei suoi rapporti con la Lucasfilm, "mi hanno lasciato portare le storia dove pensavo che fosse necessario portarla". Secondo quanto ha raccontato in un'intervista fatta per il sito inglese EcoStation, McDowell pensò di prendere il più grande buco trovabile nella cronologia, ovvero i quattro anni prima della trilogia di Roger MacBride Allen (si tratta dei romanzi, inediti in Italia, Ambush at Corellia, Assault on Selona e Showdown at Centerpoint). Il materiale dalla Lucasfilm includeva un box set della trilogia, che Michael riguardò sia all’inizio, per rinfrescarsi la memoria, sia dopo che il soggetto fu approvato "per avere le voci dei personaggi nell’orecchio". Secondo lo scrittore è stato come iniziare una biografia o un romanzo storico, è necessario conoscere sia il quadro generale che molti dettagli, McDowell guardò quello che era stato e non era stato aggiunto nei libri precedenti, e si chiese che cosa mancasse... "La prima cosa che mi venne in mente" racconta McDowell, "fu che Luke e Leia non si erano mai confrontati con la questione di come e perché erano stati cresciuti da genitori adottivi, e che tipo di persona fosse la loro madre." La trilogia La critica più frequente mossa nei confronti di La Crisi della Flotta Nera è quella di non essere fedele all’ambiente, ai caratteri e alle nozioni dell’universo di Guerre Stellari maggiormente familiari. In Prima della Tempesta vediamo, così, Luke Skywalker decidere di lasciare l’Accademia Jedi e isolarsi in un ritiro quasi inaccessibile, in meditazione, dove viene misteriosamente raggiunto da una certa Akanah Pell, una Fallanassi, adepta della Corrente Bianca (disciplina mistica simile alla Forza e al tempo stesso diversa). La donna rivela subito di essere in possesso di alcune informazioni sull’identità della madre di Luke. E su questo argomento, dopo l’uscita dell’Episodio I, sono emerse, naturalmente, delle contraddizioni… McDowell non ha pensato di dover giustificare le sue scelte narrative, secondo lui non ci sarebbero due storie al mondo che raccontino esattamente gli stessi eventi. I prequels, perciò, sempre secondo il suo punto di vista, andrebbero considerati come "ritrovamenti archeologici" utili a correggere alcuni errori precedenti e a reinterpretare alcune conclusioni a priori su persone e fatti. Pur ammettendo questo, le novità introdotte da McDowell non sempre si amalgamano bene nel quadro della galassia così come la conosciamo (ad esempio, in molti si sono chiesti come abbia fatto Coruscant ad acquistare un oceano…). Ma quanto conta in un romanzo di Guerre Stellari essere fedeli al quadro? Sembra che conti moltissimo. Molti fan esigono che l’atmosfera delle storie e i caratteri dei personaggi rimangano inalterati. "Ho cercato di scrivere qualcosa che fosse un po’ più riflessivo e a più livelli, qualcosa formato dall’esperienza del tempo: dalla vita che ci cambia e dal mondo che cambia intorno a noi". Stando a quanto dice, l’obbiettivo di McDowell era scrivere una storia guidata dai personaggi. "Stiamo parlando di un gruppo di persone la cui fama collettiva supera quella di ogni altro gruppo di star che potremmo nominare. Che cosa fanno nelle loro giornate dopo aver salvato la galassia dal totalitarismo? Quali sfide sono collegate a questa posizione, e che tipo di responsabilità ne derivano? E’ una meravigliosa opportunità narrativa – avvicinarsi a loro, entrare dentro di loro. E’ quello che ho cercato di fare." Nonostante i buoni propositi, nel lavoro finito le descrizioni dei caratteri sono raramente approfondite, forse ha influito il fattore tempo, il nostro ne ha avuto davvero pochino a disposizione. A funzionare molto bene invece è la trama, indiscutibile la sua bravura nell’orchestrarla. La storia va, in effetti, oltre la schematizzazione riduttiva del classico romanzo di azione, il quale, in genere, cerca di soddisfare lettori con tendenza ad annoiarsi facilmente. Lo scenario antecedente alle vicende narrate nella trilogia della Crisi della Flotta Nera sembrava prospettare un periodo di tranquillità per la Nuova Repubblica. L’Impero era stato sconfitto e il clone dell’imperatore Palpatine era morto. La carica di Capo di Stato, inizialmente ricoperta da Mon Mothma, era stata assunta dalla stessa Leia Organa Solo. In questa ambientazione McDowell immagina che il delicato processo di consolidamento, veda i ribelli di ieri trasformarsi nei burocrati e i nei politicanti di oggi. Ora che le forze imperiali sono cadute Leia, simbolo vivente della Nuova Repubblica, deve negoziare con il leader degli Yevetha, Nil Spaar, intenzionato a scatenare una guerra. La scelta che viene posta di fronte alla principessa ha a che fare con le responsabilità (e i rischi) che il potere comporta. I ribelli di ieri possono correre il rischio di apparire come i dominatori di oggi…? "E’ spesso difficile capire esattamente dove si trovi la verità per ciò che concerne la storia, che solitamente è scritta dai vincitori, il che introduce un grado di pregiudizio non insignificante", sostiene McDowell. L’autore pone l’accento su un elemento di conflitto rispetto alla natura del potere e dell’autorità. McDowell descrive il governo della Nuova Repubblica neonata come una combriccola di burocrati e organizzazioni militari, paramilitari, servizi segreti ecc. Una serie di apparati così complessi, efficienti all’apparenza, ma in realtà già sclerotizzati, da assomigliare fin troppo alle nostre decadenti democrazie malfunzionanti e vittime della "politica spettacolo". McDowell ha trasferito modelli politici del nostro presente nell’universo di Guerre Stellari, utilizzando un dispositivo tipico della fantascienza, quello dell'estrapolazione, che proietta nel futuro le propensioni socioeconomiche e politiche del momento storico presente. Ha cercato di introdurre Guerre Stellari nel ‘tempo storico’, sottraendola al ‘tempo mitico’, sovrastorico, che si confronta principalmente con temi archetipici. Qualcosa però stride. Se da un lato le manovre e i dibattiti politici sono fin troppo realisticamente rappresentati, dall’altro la razza degli Yevetha è veramente poco credibile, Nil Spaar che sembra la caricatura nazistoide del dittatore, specialmente quando parla dell’infestazione… (così definisce ogni razza che non sia la sua), mette facilmente a tacere la coscienza di chi si vede costretto a fargli guerra… Mentre Un Nuovo Nemico da l'impressione di essere stato scritto solo per raccordare gli altri due romanzi -nel secondo capitolo della trilogia la storia in realtà non procede molto, ristagna, ripete se stessa - il terzo capitolo della trilogia, La Resa dei Conti, è senza dubbio il più interessante, finalmente l’autore riesce ad annodare tutti i fili, a far rientrare tutte le storie in un quadro più vasto dotato di un significato. Luke attraversa le tre storie (mentre Luke vaga per la galassia alla ricerca di sua madre, e Leia affronta gli Yavetha, Lando, Robot C1P8 e 3BO, stanno cercando di svelare i segreti di una misteriosa nave fantasma, nella quale sono rimasti intrappolati; con l’aiuto di una squadra di archeologi, apprenderanno di un antica civiltà estinta, la civiltà Qella). E’ attraverso il punto di vista di Luke che noi possiamo osservare le varie trame da una prospettiva univoca, come se avessero un fondo comune. Mentre Leia si confrontava con Spaar, Luke è stato condotto da Akanah presso il popolo dei Fallanassi, ma ritrovare la madre non sarà il vero scopo del suo viaggio, c’è un altro disegno, del quale egli diventa a poco a poco cosciente: una nuova visione anti-eroica. Il viaggio di Luke diventa alla fine il viaggio di un uomo alla ricerca del femminile interiore. Secondo McDowell, infatti, "il sentiero del Jedi appare di tipo spiccatamente maschile— come poter dire che non esistano alternative fondate su premesse diverse?" Confrontati con la filosofia della Corrente Bianca, i metodi Jedi sembrano coercitivi e invasivi, ad esempio i trucchi mentali Jedi, che implicano un’intenzione manipolativa nei confronti di un altro essere vivente. I Fallannassi invece di agire sulle cose si limitano a fondersi con ciò che li circonda (la tipica visione occidentale del fare contrapposta a quella orientale dell’essere), sono come gocce d’acqua che spariscono nell’oceano… McDowell appare a disagio con la nozione della Forza, si serve della Forza per effetti speciali ed espedienti che hanno lo scopo di far proseguire la trama ma che si dimostrano del tutto incongruenti rispetto a quello che noi sappiamo della Forza. La bontà di questa trilogia non è legata agli aspetti più esoterici ed epici della saga. Kube-McDowell sembra interessato a rispondere prima ad altre domande legate al suo personale percorso e ai problemi etici che ha sempre affrontato nei suoi romanzi. Se non si può avere la pace e la giustizia insieme, cosa scegliere? Ci si sta riferendo a qualcosa che dovemmo poter sentire moralmente giusto oltre ogni ragionevole dubbio. La giustizia è sempre di parte, c’è sempre un ragionevole dubbio, sembra volerci suggerire McDowell. Non possono esistere guerre giuste. E nemmeno guerre necessarie. Ciò nonostante molte guerre finiscono con l’apparire inevitabili. Perché? 25.800 fanti delle truppe scelte, 27.048 ufficiali, 774.576 membri dell’equipaggio, 378.685 tecnici del personale di supporto. "Un miloneduecentocinquemilanovecentonove", dice Luke, parlando delle vittime della battaglia di Yavin, il personale di bordo della Morte Nera. Non l’Imperatore, non il Gran Moff Tarkin, ma tecnici, soldati… vittime appunto. C’è sempre un altro punto di vista. La ricerca di Luke, vera e propria quest, che comincia con il tentativo di ritrovare la madre, si risolve con la conquista di una nuova consapevolezza. Ora nelle economia della trama non viene data altra scelta ai protagonisti che combattere la decisiva battaglia finale contro gli Yavetha. Restano però le parole di Akanah: "Ho visto l’altra faccia della guerra, quella dove non ci sono eroi, solo vittime. Ho visto che cos’è il potere, come è usato, che cosa vuol dire non averlo in un mondo in cui è tutto ciò che conta." Le vie dei Fallanassi non sono vie del potere, ma vie della pace. Per concludere, vorrei farvi gli auguri per le Feste d’Inverno nello stile della Black Book Band, in attesa, quindi, del 2001, felici Saturnali, Yule, Solstizio Invernale e Natale a tutti! Che la Forza sia con voi.
Michael P. Kube-McDowell - Bibliografia essenziale THE TRIGON DISUNITY -trilogia- Emprise (1985, Berkley). Candidato al Philip K. Dick Award come miglior romanzo. Enigma (1986, Berkley). Empery (1987, Berkley). Isaac Asimov's Robot City: Odyssey (1987, Ace). Ed. it. Robot City di Isaac Asimov: Odissea, 1991, Ed. Interno Giallo. Photon: Thieves of Light (1987, Berkley). Scritto come Michael Hudson Alternities (1988, Ace). The Quiet Pools (1990, Ace). Exile (1992, Ace). STAR WARS: THE BLACK FLEET CRISIS
(Guerre Stellari: La Crisi della Flotta
Nera) -trilogia- The Trigger (1999, HarperCollins & Bantam
Spectra). Scritto con Arthur C. Clarke. ___________________________________________ Fonti: Echo Station, www.echostation.com; A Galaxy Far Away, www.agalaxyfarway.com; Amazon.com, www.amazon.com The Force.net, www.theforce.net Michael P. Kube-McDowell, www.sff.net/people/k-mac |